È sorprendente notare quanta
confusione, disinformazione e false convinzioni girino attorno al
concetto, apparentemente semplice, di “Autodifesa”. Capita che degli amici o dei clienti mi
facciano delle domande che sottolineano questa confusione:
«Qual'è la miglior arte marziale
per l'autodifesa?»
«Vorrei comprare un arma per
difendere me e la mia famiglia, cosa mi consigli?»
Queste domande
sono involontariamente “tendenziose”, in quanto si basano su ciò che
una persona PENSA di conoscere su questi argomenti, ma che in realtà
non conosce affatto. Di solito, rispondo sempre con un'altra domanda
e cioè:
«Difenderti da
chi e da che cosa?»
E già qui si apre un universo di
possibilità che possono avere tutto o niente in comune.
«Stai parlando di un rapinatore da
strada? Di uno scippatore? Di uno stalker? Di un ubriaco molesto?
Oppure tua moglie sta subendo pesanti molestie da parte del suo capo
o del suo datore di lavoro? O forse tua sorella è sistematicamente
picchiata dal marito o tuo figlio sta subendo del bullismo durante la
scuola?».
Tutti questi casi (e molti altri)
accadono giornalmente dappertutto e in tutti loro si può parlare sia
di violenza che di autodifesa, ma ognuno di essi è diverso, presenta
problematiche diverse e va affrontato in modo diverso.
Nell'autodifesa (così come in tutte le faccende di questo mondo) non
esiste un unico strumento che risolva tutti i problemi, le panacee
sono state inventate dagli imbroglioni solamente per vendere i loro
intrugli a grulli ed illusi.
Le panacee però
fanno gola, sono invitanti, come il richiamo delle sirene. Se poi
alla panacea mischiamo un po' di false convinzioni, di illusioni e di
disinformazione e condiamo il tutto con qualche slogan invitante,
ecco che abbiamo in mano un potente strumento di pubblicità e di
marketing.
“Diventa l'incubo
del tuo aggressore!”... “Mai più vittima!”... “Col nostro
corso diventerai TU il predatore!”
Questi slogan sono
tipici di molti corsi di autodifesa basati quasi esclusivamente su
una risposta di tipo “fisico” al crimine e alla violenza: arti
marziali, armi e gingilli più meno efficaci e più meno legali, cani
feroci... Ma questo tipo di risposta è molto limitata, parziale,
pericolosa e sostanzialmente fallimentare.
Se siete una ragazza
e il vostro capo vi molesta pesantemente che cosa volete fargli? Gli
fate un presa giapponese e gli spezzate un braccio? Gli spruzzate del
capsicum negli occhi? Gli aizzate contro la vostra coppia di doberman
addestrati ad uccidere? Gli rompete la testa col vostro nuovo bastone
estensibile in policarbonato leggero (garantito indeformabile,
tecnologia NASA®)?
Anche se moralmente
posso darvi ragione e il tipastro se le meriterebbe tutte, queste
soluzioni sono ovviamente impraticabili e soprattutto illegali. È
evidente che esiste un'enorme sproporzione fra offesa e difesa e come
minimo vi chiuderebbero in galera.
Altro esempio: se un
rapinatore vi punta addosso una pistola per avere portafoglio e
telefonino, cosa fate?
Magari potete
tentare quelle bellissime tecniche di disarmo, dove il “maestro”
faceva un semplice movimento e... Oplà! Disarmava il rapinatore e
poi gli dava un bel sacco di legnate. Oppure potreste tentare un
doppio calcio rotante con avvitamento o una “presa incrociata con
strangolamento laterale” della lotta afro-mongola.
Belle da vedere
queste tecniche... Nel clima tranquillo e sicuro della palestra...
Col “rapinatore” che si comporta come un ritardato mentale e si
lascia fare tutto quello che volete... Si, insomma, sembra abbastanza
facile.
Personalmente, dopo
trent'anni di arti marziali e di autodifesa, gli consegnerei
velocemente quello che vuole, senza tante discussioni! Telefonini ne
faranno altri e quanto ai soldi... Pazienza anche per quelli, anche
se per quel mese dovrò stringere un po' la cintura. Di pelle invece
ne ho una sola, che diamine!
Il “maestro” del
super corso di tecniche militari israelo-filippine resterà deluso da
questa “vigliaccheria da checche”, ma pazienza, gli passerà.
Proprio l'altro giorno, un'amica mi ha detto di essersi comprata una bomboletta di spray al capsicum. «Non si sa mai», mi ha detto, «Ultimamente mi sono capitate alcune "strizze" e allora ho deciso di prendere le mie precauzioni!»
«Magnifico!» Gli ho risposto. «Posso dargli un'occhiata?».
«Ma certo!» Mi fa lei «Aspetta un secondo...» Ed ha cominciato a frugare fra le centinaia di cose che solo una donna riesce a far stare in una borsetta.
«No, qua non c'è... Aspetta... Forse l'ho messo nella tasca interna... No... Ah, eccolo!»
Cinquantotto secondi.
Questo è il tempo che mi sono divertito a cronometrare. E solo per trovare la bomboletta, poi questa va estratta, puntata e soprattutto va tolta la sicura.
«Sicura? Quale sicura?» ha candidamente chiesto la mia amica.
Non oso pensare a cosa gli sarebbe servita la sua bella bomboletta in caso di aggressione. Altro che bomboletta, in borsetta poteva avere anche il bazooka e non gli sarebbe servito a niente!
Dal punto di vista psicologico, quest'acquisto era stato formidabile e lei si sentiva molto più tranquilla e sicura. Devo anche ammettere che ho provato anche un po' di senso di colpa dopo avergli distrutto queste certezze, ma questo è durato solo un attimo. Sono fermemente convinto che è MOLTO meglio avere un po' di sana paura piuttosto che cullarsi nell'illusione di una falsa sicurezza.
Dunque? Armi e arti e marziali non servono a nulla? Come si fa a difendersi allora?
Eh eh eh... Per la risposta si dovrà aspettare il prossimo post!