mercoledì 19 novembre 2014

Bullismo: seconda parte

 

Per i genitori: come riconoscere i sintomi di una vittima di bullismo.

I bambini che subiscono il fenomeno del bullismo possono assumere alcuni dei seguenti comportamenti:

  • Improvviso rifiuto ad andare a scuola;
  • Non riescono a concentrarsi nei compiti per casa;
  • Parlano poco di ciò che accade a scuola;
  • Hanno pochi amici, anche se dicono di averne molti;
  • Perdono spesso oggetti di cancelleria;
  • Dormono male;
  • Inventano diverse scuse per non andare a scuola;
  • Sono infelici e insoddisfatti;
  • Possono presentare spesso lividi, graffi, abiti strappati;
  • Chiedono soldi di continuo/Dicono spesso di perdere soldi;
  • Compiono strani percorsi per arrivare a scuola;
  • Presentano scoppi di rabbia eccessivi;
  • Marinano la scuola;
  • Commettono piccoli furti.

A scuola invece possono comportarsi nei modi seguenti:

  • Rimangono spesso da soli durante la ricreazione;
  • Vengono esclusi quando si organizzano giochi di squadra;
  • Peggioramento del rendimento scolastico;
  • Spesso sono depressi o spaventati;
  • Stanno sempre vicino agli insegnanti;
  • Non partecipano alle discussioni di classe;
  • Vengono preso in giro di continuo dai compagni (che spesso riferiscono trattasi solamente di un gioco).

Una cosa da tener sempre presente è che la vittima spesso lo nasconde ai genitori e agli insegnanti. A volte perché ha paura di quello che potrebbe fargli il bullo una volta scoperto, a volte perché ha paura delle reazioni dei genitori.

Per i ragazzi: come capire quando si sta diventando vittime di bullismo.

  • ricevi insulti o minacce;
  • ti spingono;
  • ti danno calci e pugni;
  • ti fanno cadere
  • ti danno dei soprannomi antipatici e ti prendono in giro;
  • diffondono voci maligne su di te;
  • ti offendono per la tua razza, per il tuo sesso o per la tua religione;
  • fanno sorrisetti e risatine mentre stai passando;
  • parlano "in codice" se sei presente;
  • ricevi sms, e-mail e telefonate offensive;
  • ti ignorano e ti voltano le spalle se ti avvicini;
  • ti costringono a fare cose che non vuoi;
  • ti rubano o nascondono i libri, la merenda, la paghetta o le altre tue cose.

 

Non è bullismo se…

Non si tratta di bullismo se due ragazzi o gruppi di ragazzi litigano fra loro o si picchiano perché, in questi casi, esiste una parità di forza. Ma soprattutto non è bullismo quando qualcuno attacca o minaccia un coetaneo con un coltello, procura ferite gravi o compie molestie o abusi sessuali, questi comportamenti sono dei veri e propri reati.

Non sottovalutare il problema

  • perché non si tratta solo di “ragazzate”;
  • perché spesso, dietro il bullismo, si celano vere e proprie azioni criminali (furti, estorsioni, vandalismi, rapine, violenze sessuali);
  • perché il bullismo danneggia non solo chi lo subisce ma anche la famiglia, gli insegnanti e gli altri ragazzi che ne sono testimoni;
  • perché è molto probabile che i bulli crescano compiendo prepotenze;
  • perché subire prepotenze può causare danni alla sfera fisica, emotiva, intellettiva e sociale della vittima.

Se ci si accorge che un bambino è vittima di bullismo, si può:

  • Coinvolgere la scuola, parlandone sempre prima con il bambino, anche se non è d’accordo. Non va posto come imposizione, ma si dovrà arrivare ad una sorta di accordo, anche se con riluttanza da parte del bambino. Questo per non farlo sentire ancora una volta vittima, stavolta dei genitori;
  • Spiegate al bambino che non è l’unica vittima;
  • Ripetete all’infinito a vostro figlio che lo amate, che siete dalla sua parte, e che non è assolutamente colpa sua se gli è successo questo (che tra l’altro è la verità!);
  • Evitate assolutamente le “spedizioni di vendetta” a casa del bullo o di parlare direttamente e in modo sgarbato ai genitori dello stesso. Il problema non si risolve, anzi, spesso i litigi tra i genitori aggravano la situazione tra i figli (i bulli diventeranno ancora più bulli e le vittime ancora più vittime);
  • Evitate di dire a vostro figlio di rispondere con altrettanto, se poi non ci riesce la sua autostima si abbasserà ulteriormente;
  • Prevedete del tempo da passare con vostro figlio, per parlare di quello che prova, o per stare semplicemente con lui;
  • Dategli dei compiti da eseguire (che siano alla sua portata) e fategli i complimenti per la riuscita, così da cercare di aumentare l’autostima;Non sgridateli se stanno andando male a scuola. Aumentereste il carico dei sensi di colpa: a nessuno piace andare male a scuola;Non date al bambino oggetti di valore da portare a scuola;
  • Chiedetegli cosa succede durante la ricreazione, fatevi vedere interessati alla sua vita;
  • Se pensate che la situazione sia veramente critica, non mandate vostro figlio a scuola finché non siete sicuri che tutto sia sistemato.
Inoltre è di fondamentale importanza insegnare al bambino delle tecniche di assertività, a riconoscere e a controllare le proprie reazioni emotive e ad misurare la propria autoefficacia in modo adeguato.

Infine, esistono dei modelli comportamentali per prevenire il bullismo e per affrontarlo attivamente quando, nonostante tutto, si diventa comunque vittime.

venerdì 7 novembre 2014

Bullismo



IL BULLISMO

Bullismo, violenza tra i banchi, teppistelli, baby-gang... Negli ultimi anni il fenomeno del bullismo si è diffuso a macchia d’olio, in tutti i gradi scolastici, anche alle elementari, e con un aumento notevole tra il sesso femminile.
Sia in televisione che sui giornali appaiono spesso articoli con questo argomento che sottolineano l’importanza della diffusione delle informazioni in merito.

Sicuramente un'informazione adeguata potrebbe, se non prevenire, sicuramente fare in modo che gli adulti di riferimento (genitori ed insegnanti) possano riconoscere subito quei comportamenti tipici delle vittime di bullismo.
Quando si parla di "vittime" bisogna inoltre tenere bene a mente che nei casi di bullismo sono vittime sia gli aggrediti che gli aggressori.

Il bullismo è un problema molto serio che non va sottovalutato, in quanto può provocare alle vittime seri problemi psico-somatici che non sono da sottovalutare. Possono infatti sviluppare sempre di più una bassa autostima, fino ad arrivare a forme di depressione, di isolamento sociale, di aggressività (identificazione con il persecutore), di rifiuto della scuola, e persino di tentativi di suicidio. Molto spesso, gli stessi bulli sono stati a loro volta vittime di bullismo.
Molti, però, parlano di bullismo a sproposito, quindi vediamo di capire bene quando siamo realmente di fronte a un caso di bullismo.

Il cosiddetto "bullismo" consiste in atti di intimidazione, sopraffazione, oppressione fisica o psicologica commessi da un soggetto “forte” (il bullo) nei confronti di uno “debole” (la vittima) in modo intenzionale e ripetuto nel tempo.

Le aggressioni possono essere di tre tipi:
  • fisiche: calci, pugni, sottrazione di beni;
  • verbali: minacce, offese, insulti, prese in giro;
  • psicologiche: esclusione, isolamento, diffusione di calunnie.
Il fenomeno riguarda maschi e femmine e si manifesta soprattutto in ambito scolastico, ma anche in strada, nei locali, nei luoghi di ritrovo e su internet. In quest'ultimo caso si parla di "cyber-bullismo" o "bullismo informatico".

E' importante sottolineare che si può parlare di bullismo solo quando questi episodi sono eseguiti da un soggetto più forte (per età, forza fisica od aggressività), sono intenzionali e ripetuti nel tempo.
Ad esempio non sono bulli due compagni di scuola che si litigano il posto in ultima fila sul pullman durante una gita, e magari vengono alle mani. Così come non è un bullo il colpevole di un furto.


GLI ATTORI DEL DRAMMA.

Il bullismo non è mai qualcosa che riguarda due persone che non si vanno a genio, ma coinvolge tutto il gruppo, la classe o l’ambito degli amici. Oltre al carnefice principale, il "bullo-capo", quello con più carisma, esistono dei "gregari" che di fatto costituiscono il gruppo di bulli e che sotto l’influenza del bullo-capo agiscono in modo prepotente.
Senza il bullo-capo non ci sarebbero i gregari, ma è vero anche il contrario: il bullo principale ha bisogno dei suoi scagnozzi, senza i quali non si sentirebbe così invincibile.
Chi ha assistito (o ha subìto) degli atti di bullismo se ne sarà accorto subito: quando il bullo è da solo non si comporta in modo tanto spavaldo come quando è spalleggiato.

Ricordate: la solitudine fa il bullo innocuo.

Ma torniamo agli altri “attori” dell’atto di bullismo. Accanto a coloro che si accaniscono sulla vittima ci sono anche i "sostenitori", cioè dei ragazzi che simpatizzano per i carnefici ma non prendono attivamente parte all’aggressione. Sono quelli che più ci fanno arrabbiare, si comportano da codardi, tifano per la squadra che vince facilmente.
Ci sono poi "i qualunquisti", cioè quelli che ignorano la scena e che, di fatto, fanno il gioco dei prepotenti.Tutta questa gente, dunque, è a favore, diretto o indiretto, dei bulli.
E la povera vittima? Non ci sono grandi sostenitori per lui, al massimo dei simpatizzanti che, senza farsi troppo notare per paura di finire sotto le grinfie dei bulli, stanno con la vittima, almeno con il cuore.


RAPPORTI PERVERSI.

Diversi studi psicologici e sociali hanno confermato quello che nel campo dell'autodifesa si sa da sempre e cioè che spesso la vittima e il carnefice in qualche modo "si scelgono”. Si è visto infatti che le vittime privilegiate sono spesso soggetti tendenti ad un carattere timido e introverso, soggetti insicuri e ansiosi, con un basso livello di autostima, che non sono assertivi e non sanno difendersi (ovvero: sono vittime passive).
Altri tipi di vittime hanno invece un carattere che non solo rispecchia quello delle vittime passive, ma anche quello dei bulli. Avendo un carattere “combinato” tra una tendenza passiva e l’altra reattiva e provocatrice, diventano una volta vittime e l’altra bulli, riproponendo con altri ciò che loro stessi subiscono.

Il bullo viene così attirato da coloro che reputa in qualche modo indifesi e li sottomette, ma è importante sottolineare che:

NON è la vittima a provocare in qualche modo il bullo, ma è quest’ultimo che viene “stimolato” proprio dall’isolamento dell’altro bambino, dalla sua apparente debolezza e dal comportamento insicuro percepito.


RICONOSCERE LE VITTIME DI BULLISMO.

Nonostante i quotidiani  fatti di cronaca,  il bullismo rimane ancora un fenomeno sconosciuto a molte famiglie. Ciò che la maggior parte dei genitori ignora non è tanto l’esistenza del problema sociale in sé, quanto il fatto che il disagio potrebbe riguardare da vicino il proprio figlio o la propria figlia.

Le vittime dei soprusi, infatti, parlano raramente con gli adulti delle violenze che subiscono. Si chiudono in se stessi, esitano a raccontare le proprie giornate, sorvolano su quei fatti che per loro rappresentano una perenne condizione di sofferenza. La ragione più evidente è che hanno paura di subire maggiori violenze per aver “fatto la spia”.

Ma a ciò si associa quasi sempre un motivo ben più sottile e per questo più difficile da superare: i bambini vittime del bullismo si vergognano della propria debolezza, di non saper reagire, di essere il bersaglio preferito di quei ragazzi che tutti considerano dei leader e, non ultimo, di essere “quel che sono”: bambini cicciottelli o occhialuti finiscono il più delle volte ad attribuire alla propria condizione fisica la responsabilità di ciò che avviene e a rivolgere per questo verso se stessi la propria rabbia.

Come dire: “sono diverso dagli altri ed è per questo che finisco vittima del bullo della scuola”. Ciò che invece i ragazzi devono imparare è che non c’è nulla che non va in loro: il bullismo è un comportamento sbagliato “a prescindere”.

Ecco allora che l’intervento della famiglia diviene determinante. Mamme e papà devono imparare a comprendere il proprio figlio più di quanto egli sappia fare da solo. Per riconoscere i segnali di un eventuale disagio, per evitare che rimanga vittima del fenomeno. Ma anche per impedire che a trasformarsi in “bullo” possa essere un giorno proprio il loro bambino.

Nel prossimo post vedremo quali sono i segnali tipici delle vittime di bullismo.