Il Gutterfighting, cioè il metodo di autodifesa fisica che insegnamo nei nostri corsi, era inizialmente chiamato "Scientific Self Defense", cioè autodifesa scientifica. Il nome non era stato scelto a caso, ma derivava dal fatto che il suo ideatore, il colonnello inglese W.E. Fairbairn, applicò sistematicamente il metodo scientifico/sperimentale per l'ideazione, la selezione e la verifica pratica di ogni singola tecnica.
Fairbairn lavorò dal 1920 al 1938 come vice Commissario in quella che allora era la città più violenta del mondo (Shanghai, in Cina) ed aveva a disposizione circa 9000 poliziotti da utilizzare come "cavie".
Inizialmente, egli si avvalse della consulenza di alcuni medici militari che gli fornirono una lista di "punti vitali" del corpo umano, poi selezionò un certo numero di tecniche e di tattiche in base alla sua esperienza personale che insegnò ai propri uomini (Fairbairn era grande esperto di combattimento a mani nude ed era maestro di Judo, Ju-jitsu e Kung-fu).
Questi dovevano poi fare un dettagliato briefing dopo ogni scontro violento, permettendo così a Fairbairn e ai suoi collaboratori di verificare l'efficacia effettiva di ogni singola tecnica e di scartare quelle che non funzionavano od erano di difficile applicazione. Questi briefing, inoltre, fornivano preziose informazioni riguardo a quali tattiche e strategie adottare nelle diverse situazioni di scontro violento.
Il metodo di ricerca rigorosamente scientifico e la grande quantità di dati disponibili, permisero a Fairbairn di codificare, in pochi anni, un "sistema ideale" di lotta a distanza ravvicinata e di principi tecnico-tattici altamente innovativi che sintetizzò nel suo libro "Scientific Self Defense", pubblicato nel 1926.
Nel 1942 Fairbairn, che nel frattempo era andato in pensione, venne richiamato in servizio per istruire le truppe scelte dei Commandos, della Home Guard e dei Paracadutisti di Sua Maestà Britannica. Durante questo periodo Fairbairn continuò l'applicazione del metodo scientifico per affinare ulteriormente il suo sistema di lotta che adesso era orientato anche all'uccisione rapida e silenziosa degli avversari, tanto che l'esercito britannico lo denominò Silent-Killing, cioè uccisione silenziosa.
Le micidiali incursioni dei Commandos britannici convinsero gli statunitensi a chiamare Fairbairn in America per istruire anche le loro truppe d'elite e gli agenti segreti da mandare in Europa. Fairbairn ebbe così modo istruire i Marine Raiders, la Brigata del Diavolo canadese, i Rangers e gli agenti segreti dello O.S.S. (Office of Strategic Center, il precursore della C.I.A.).
Fairbairn sintetizzò poi il suo metodo nel libro "Get though!", a cui seguì la pubblicazione del suo miglior allievo statunitense, il colonnello Rex Applegate, intitolata "Kill or get killed!", entrambi pubblicati nel 1943.
Il Metodo di Fairbairn era basato su una serie di principi allora rivoluzionari ed ancor oggi alla base dei migliori metodi di close-combat, quali: la mentalità fortemente aggressiva, l'utilizzo di un numero limitato di tecniche, la negazione del tempo di risposta dell'avversario, l'utilizzo dei movimenti intuitivi e grosso-motori, il trasferimento del peso corporeo nei colpi, il sovraccarico di stimoli all'avversario (per rallentarne i tempi di reazione), gli attacchi preventivi, l'uso della sorpresa e dell'inganno, ecc...
Dopo la guerra il Metodo di Fairbairn venne considerato troppo "drastico" per gli eserciti in tempo di pace e non venne più insegnato. Esso venne invece mantenuto in alcuni reparti d'elite e nel curriculum degli agenti segreti dello MI-5 inglese e della C.I.A. statunitense.
[1. continua]
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Il colonnello William Ewart Fairbairn |
Fairbairn lavorò dal 1920 al 1938 come vice Commissario in quella che allora era la città più violenta del mondo (Shanghai, in Cina) ed aveva a disposizione circa 9000 poliziotti da utilizzare come "cavie".
Inizialmente, egli si avvalse della consulenza di alcuni medici militari che gli fornirono una lista di "punti vitali" del corpo umano, poi selezionò un certo numero di tecniche e di tattiche in base alla sua esperienza personale che insegnò ai propri uomini (Fairbairn era grande esperto di combattimento a mani nude ed era maestro di Judo, Ju-jitsu e Kung-fu).
Questi dovevano poi fare un dettagliato briefing dopo ogni scontro violento, permettendo così a Fairbairn e ai suoi collaboratori di verificare l'efficacia effettiva di ogni singola tecnica e di scartare quelle che non funzionavano od erano di difficile applicazione. Questi briefing, inoltre, fornivano preziose informazioni riguardo a quali tattiche e strategie adottare nelle diverse situazioni di scontro violento.
Il metodo di ricerca rigorosamente scientifico e la grande quantità di dati disponibili, permisero a Fairbairn di codificare, in pochi anni, un "sistema ideale" di lotta a distanza ravvicinata e di principi tecnico-tattici altamente innovativi che sintetizzò nel suo libro "Scientific Self Defense", pubblicato nel 1926.
Nel 1942 Fairbairn, che nel frattempo era andato in pensione, venne richiamato in servizio per istruire le truppe scelte dei Commandos, della Home Guard e dei Paracadutisti di Sua Maestà Britannica. Durante questo periodo Fairbairn continuò l'applicazione del metodo scientifico per affinare ulteriormente il suo sistema di lotta che adesso era orientato anche all'uccisione rapida e silenziosa degli avversari, tanto che l'esercito britannico lo denominò Silent-Killing, cioè uccisione silenziosa.
Le micidiali incursioni dei Commandos britannici convinsero gli statunitensi a chiamare Fairbairn in America per istruire anche le loro truppe d'elite e gli agenti segreti da mandare in Europa. Fairbairn ebbe così modo istruire i Marine Raiders, la Brigata del Diavolo canadese, i Rangers e gli agenti segreti dello O.S.S. (Office of Strategic Center, il precursore della C.I.A.).
Fairbairn sintetizzò poi il suo metodo nel libro "Get though!", a cui seguì la pubblicazione del suo miglior allievo statunitense, il colonnello Rex Applegate, intitolata "Kill or get killed!", entrambi pubblicati nel 1943.
Il Metodo di Fairbairn era basato su una serie di principi allora rivoluzionari ed ancor oggi alla base dei migliori metodi di close-combat, quali: la mentalità fortemente aggressiva, l'utilizzo di un numero limitato di tecniche, la negazione del tempo di risposta dell'avversario, l'utilizzo dei movimenti intuitivi e grosso-motori, il trasferimento del peso corporeo nei colpi, il sovraccarico di stimoli all'avversario (per rallentarne i tempi di reazione), gli attacchi preventivi, l'uso della sorpresa e dell'inganno, ecc...
Dopo la guerra il Metodo di Fairbairn venne considerato troppo "drastico" per gli eserciti in tempo di pace e non venne più insegnato. Esso venne invece mantenuto in alcuni reparti d'elite e nel curriculum degli agenti segreti dello MI-5 inglese e della C.I.A. statunitense.
[1. continua]
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