mercoledì 27 agosto 2014

Questioni di prossemica.

In linea con le più moderne tecniche di autodifesa, il nostro metodo prevede una rigorosa gestione della prossemica, cioè della distanza interpersonale.

Così come quando si guida l'automobile, anche nell'autodifesa la distanza è sicurezza.

Sembra una banalità, ma l'analisi della dinamica delle aggressioni rivela come questo fattore sia incredibilmente trascurato dalla maggior parte delle persone, anche da quelle addestrate negli sport da combattimento o nelle arti marziali.

Ciò che ci ha sorpresi di più, in tutte le aggressioni analizzate, è la facilità con cui l'aggressore si è avvicinato alla vittima e come quest'ultima abbia fatto poco o niente per impedirlo.

Se un individuo di cui non conosciamo le intenzioni ci arriva a 50 centimetri, è chiaro che abbiamo un problema. Un GROSSO problema.

Il corpo umano ha l'insanabile difetto della lentezza delle reazioni e da questa distanza, chi prende l'iniziativa di colpire per primo ha le massime chances di riuscirci in modo risolutivo.
La stragrande maggioranza delle aggressioni che abbiamo analizzato si risolveva con un unico, potente colpo da KO, sferrato da breve o brevissima distanza.
Da ciò ne consegue, ai fini della nostra tutela personale, di evitare in tutti i modi che persone sconosciute, sospette o francamente ostili ci si avvicinino oltre un certo limite di sicurezza. Cosa non facile perché:
  • Le persone con intento ostile, spesse volte dissimulano le loro intenzioni avvicinandosi in modo subdolo, con una scusa plausibile come quella di chiedere l'ora, l'indicazione di una via o qualche spicciolo.
  • Le persone che manifestano fin da subito le loro intenzioni, spesso aggrediscono in modo irruente, percorrendo in un attimo la distanza che ci separa ed arrivando subito a contatto.
 La maggior parte delle persone non è allenata a riconoscere la distanza di pericolo e lasciano che questa venga valicata senza reagire oppure reagendo troppo tardi.

Il motivo per cui tanta gente viene picchiata con facilità risiede dunque, oltre che in un'inadeguata preparazione psicologica, anche nella scarsa dimestichezza con una corretta gestione della distanza. Eppure questa dovrebbe essere alla base di ogni serio sistema di autodifesa


A cosa serve, allora, l'aver trascorso anni ad allenare fantasmagorici calci rotanti alla Chuck Norris o a scolpirci addominali e bicipiti da gladiatore, se al momento del bisogno un qualsiasi balordo può sorprenderci e strapazzarci come se niente fosse?  ;-)
 
La distanza fisica, inoltre, non è solo un elemento tattico di enorme importanza, ma anche un ingrediente importantissimo delle informazioni che emettiamo tramite il linguaggio del corpo.
Se incontriamo un tipo sospetto e quello si avvicina per chiedere l'ora, indietreggiare troppo è un messaggio inequivocabile di paura, ma rimanere fermi senza far nulla è comunque sbagliato: denota ingenuità ed impreparazione.
Ecco dunque la necessità di imparare a gestire in maniera pratica e affidabile la distanza interpersonale e di saper far fronte con successo agli astuti tentativi degli aggressori più "scafati" di chiudere le distanza per poterci sopraffare.

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