AUTODIFESA E TERZA ETA': UN BINOMIO POSSIBILE?
Diventare anziani significa subire un graduale, ma inesorabile, deterioramento del proprio fisico. I muscoli si afflosciano e perdono di tonicità, le ossa diventano sempre più fragili, la pelle più delicata, i riflessi più lenti ed anche il cervello comincia a perdere l'originario vigore.
Si cominciano a dimenticare le cose, le date, le persone, si fa fatica a concentrarsi. L'avanzare dell'età comporta anche la comparsa di numerosi acciacchi e malattie più o meno croniche e più o meno gravi: il cuore comincia a perdere colpi, le giunture scricchiolano, la schiena comincia a dare i primi dolori, gli occhi soffrono di cataratte, i polmoni “fischiano”, subentra una certa sordità...
Chi è fortunato di arrivare alla vecchiaia deve prendersi carico del progressivo disfacimento del suo corpo fisico, ma anche rendersi conto del fatto che questo lo rende una vittima ideale per delinquenti e prepotenti.
Nel mondo animale i predatori non puntano quasi mai sugli esemplari adulti e vigorosi, ma su quelli più deboli: i cuccioli, i malati e i vecchi, tanto più se questi sono isolati dal resto del branco. Lo stesso succede, purtroppo, anche nell'animale umano.
Oltre al decadimento fisico, ci sono anche altri fattori che rendono l'anziano una vittima ideale e sono di ordine sia psicologico che culturale.
In primo luogo, proprio a causa dei fattori elencati prima, l'anziano tende a diventare abitudinario. Passare per le stesse strade, incontrare le stesse persone, entrare negli stessi locali, ripetere gli stessi gesti e le stesse azioni automaticamente, quotidianamente e alla stessa ora, sono tutte abitudini che rassicurano l'anziano e gli danno stabilità e certezze.
Purtroppo, però, questo aumenta anche le probabilità di trasformarlo nella vittima di un crimine. Prima di agire, un predatore studia sempre le sue vittime, alla ricerca del momento e del luogo migliore per agire e nel caso di una vittima abitudinaria il suo “lavoro” verrà enormemente facilitato.
Un altro fattore che facilita i criminali è la fiducia quasi incondizionata degli anziani nei riguardi del prossimo. Ai loro tempi la criminalità era molto meno diffusa e c'erano rispetto e venerazione per gli anziani. Molti raccontano che uscivano tranquillamente di casa senza chiudere a chiave, sia perché la criminalità era meno diffusa, sia perché le persone si conoscevano e interagivano molto di più di adesso.
Al giorno d'oggi, negli enormi ed anonimi palazzoni di città, capita spesso di non conoscere nemmeno il proprio vicino d'appartamento e si vive nel paradosso di essere soli in mezzo alla massa.
Infine l'anziano, di solito, è anche una persona che passa molto tempo da sola: i figli si sono sposati o trasferiti, hanno la loro vita, la loro famiglia e i loro problemi e solo di tanto in tanto passano a trovare nonni, zii e genitori. I ritmi stressanti della società moderna, inoltre, lasciano sempre meno tempo libero alle persone, riducendo così ulteriormente il tempo che si dedica agli anziani.
Come dico sempre durante i miei corsi, il criminale cerca sempre una vittima, mai un avversario e per tutti i motivi che abbiamo visto l'anziano è la miglior vittima possibile.
I crimini più diffusi contro gli anziani sfruttano proprio le loro tipiche “debolezze” e sono: le truffe, gli scippi e le rapine. Queste ultime, purtroppo, sono in costante e preoccupante aumento e non sono rare quelle dall'esito mortale. In ogni caso, il trauma psicologico che subiscono tutte le persone che hanno subito un crimine violento, si amplifica enormemente negli anziani.
In questi crimini non parla quasi mai di grandi bottini e quasi sempre si tratta di piccole cifre, ma alla fin fine si tratta di “soldi facili” e i criminali non li disdegnano di certo, specialmente in questi tempi di crisi economica e sociale.
Molti anziani, rendendosi conto della loro inevitabile debolezza, diventano gradualmente dei paranoici. Non escono quasi mai, tengono chiuse porte e finestre e passano il resto della loro esistenza a chiudere chiavistelli e a sospettare di tutto e di tutti. Questo stato psicologico viene inoltre amplificato dalla solitudine.
In questi casi il rischio di subire crimini è praticamente azzerato, ma il prezzo che si paga è scandalosamente alto: trascorrere gli anni della vecchiaia in un'infernale prigione psicologica costruita da noi stessi.
Dopo quello che si è visto fin'ora è strano, dunque che praticamente non esistano corsi di autodifesa riservati alle persone anziane, da un punto di vista logico sarebbero quelli che ne avrebbero più bisogno!
Il punto è che in Italia, quando si parla di autodifesa, si intende solamente la parte “fisica” di questa che è strettamente legata al mondo scintillante del fitness-businness e questo rende inevitabilmente “poco appetibili” gli anziani.
A questi non si potranno insegnare le magiche tecniche alla “Capitàn Karate” e nemmeno proporgli il programma di tiro operativo, quello di pesistica o quello di sopravvivenza nella giungla. Non parliamo poi delle miracolose pillole dimagranti e dei fantastici integratori alimentari concentrati, non voglia il cielo che gli procurino un infarto che si rischia di chiudere la baracca! E poi non si può riempire la palestra di vecchi tremanti e claudicanti, dove va a finire l'immagine? In un club rispettabile si devono vedere solo giovanotti nerboruti e fanciulle pettorute, non dentiere e pannoloni. Quindi... Anziani? No, grazie!
Eppure l'anziano può fare molto per tutelare la sua sicurezza e la sua incolumità, basta solo introdurre delle sane abitudini, alcune facili norme comportamentali e cominciare a guardare il mondo con un'altra ottica. Questo, non solo ridurrà drasticamente il rischio di subire dei crimini ma, come si vedrà durante il corso, migliorerà anche la qualità della vita.
Diventare anziani significa subire un graduale, ma inesorabile, deterioramento del proprio fisico. I muscoli si afflosciano e perdono di tonicità, le ossa diventano sempre più fragili, la pelle più delicata, i riflessi più lenti ed anche il cervello comincia a perdere l'originario vigore.
Si cominciano a dimenticare le cose, le date, le persone, si fa fatica a concentrarsi. L'avanzare dell'età comporta anche la comparsa di numerosi acciacchi e malattie più o meno croniche e più o meno gravi: il cuore comincia a perdere colpi, le giunture scricchiolano, la schiena comincia a dare i primi dolori, gli occhi soffrono di cataratte, i polmoni “fischiano”, subentra una certa sordità...
Chi è fortunato di arrivare alla vecchiaia deve prendersi carico del progressivo disfacimento del suo corpo fisico, ma anche rendersi conto del fatto che questo lo rende una vittima ideale per delinquenti e prepotenti.
Nel mondo animale i predatori non puntano quasi mai sugli esemplari adulti e vigorosi, ma su quelli più deboli: i cuccioli, i malati e i vecchi, tanto più se questi sono isolati dal resto del branco. Lo stesso succede, purtroppo, anche nell'animale umano.
Oltre al decadimento fisico, ci sono anche altri fattori che rendono l'anziano una vittima ideale e sono di ordine sia psicologico che culturale.
In primo luogo, proprio a causa dei fattori elencati prima, l'anziano tende a diventare abitudinario. Passare per le stesse strade, incontrare le stesse persone, entrare negli stessi locali, ripetere gli stessi gesti e le stesse azioni automaticamente, quotidianamente e alla stessa ora, sono tutte abitudini che rassicurano l'anziano e gli danno stabilità e certezze.
Purtroppo, però, questo aumenta anche le probabilità di trasformarlo nella vittima di un crimine. Prima di agire, un predatore studia sempre le sue vittime, alla ricerca del momento e del luogo migliore per agire e nel caso di una vittima abitudinaria il suo “lavoro” verrà enormemente facilitato.
Un altro fattore che facilita i criminali è la fiducia quasi incondizionata degli anziani nei riguardi del prossimo. Ai loro tempi la criminalità era molto meno diffusa e c'erano rispetto e venerazione per gli anziani. Molti raccontano che uscivano tranquillamente di casa senza chiudere a chiave, sia perché la criminalità era meno diffusa, sia perché le persone si conoscevano e interagivano molto di più di adesso.
Al giorno d'oggi, negli enormi ed anonimi palazzoni di città, capita spesso di non conoscere nemmeno il proprio vicino d'appartamento e si vive nel paradosso di essere soli in mezzo alla massa.
Infine l'anziano, di solito, è anche una persona che passa molto tempo da sola: i figli si sono sposati o trasferiti, hanno la loro vita, la loro famiglia e i loro problemi e solo di tanto in tanto passano a trovare nonni, zii e genitori. I ritmi stressanti della società moderna, inoltre, lasciano sempre meno tempo libero alle persone, riducendo così ulteriormente il tempo che si dedica agli anziani.
Come dico sempre durante i miei corsi, il criminale cerca sempre una vittima, mai un avversario e per tutti i motivi che abbiamo visto l'anziano è la miglior vittima possibile.
I crimini più diffusi contro gli anziani sfruttano proprio le loro tipiche “debolezze” e sono: le truffe, gli scippi e le rapine. Queste ultime, purtroppo, sono in costante e preoccupante aumento e non sono rare quelle dall'esito mortale. In ogni caso, il trauma psicologico che subiscono tutte le persone che hanno subito un crimine violento, si amplifica enormemente negli anziani.
In questi crimini non parla quasi mai di grandi bottini e quasi sempre si tratta di piccole cifre, ma alla fin fine si tratta di “soldi facili” e i criminali non li disdegnano di certo, specialmente in questi tempi di crisi economica e sociale.
Molti anziani, rendendosi conto della loro inevitabile debolezza, diventano gradualmente dei paranoici. Non escono quasi mai, tengono chiuse porte e finestre e passano il resto della loro esistenza a chiudere chiavistelli e a sospettare di tutto e di tutti. Questo stato psicologico viene inoltre amplificato dalla solitudine.
In questi casi il rischio di subire crimini è praticamente azzerato, ma il prezzo che si paga è scandalosamente alto: trascorrere gli anni della vecchiaia in un'infernale prigione psicologica costruita da noi stessi.
Dopo quello che si è visto fin'ora è strano, dunque che praticamente non esistano corsi di autodifesa riservati alle persone anziane, da un punto di vista logico sarebbero quelli che ne avrebbero più bisogno!
Il punto è che in Italia, quando si parla di autodifesa, si intende solamente la parte “fisica” di questa che è strettamente legata al mondo scintillante del fitness-businness e questo rende inevitabilmente “poco appetibili” gli anziani.
A questi non si potranno insegnare le magiche tecniche alla “Capitàn Karate” e nemmeno proporgli il programma di tiro operativo, quello di pesistica o quello di sopravvivenza nella giungla. Non parliamo poi delle miracolose pillole dimagranti e dei fantastici integratori alimentari concentrati, non voglia il cielo che gli procurino un infarto che si rischia di chiudere la baracca! E poi non si può riempire la palestra di vecchi tremanti e claudicanti, dove va a finire l'immagine? In un club rispettabile si devono vedere solo giovanotti nerboruti e fanciulle pettorute, non dentiere e pannoloni. Quindi... Anziani? No, grazie!
Eppure l'anziano può fare molto per tutelare la sua sicurezza e la sua incolumità, basta solo introdurre delle sane abitudini, alcune facili norme comportamentali e cominciare a guardare il mondo con un'altra ottica. Questo, non solo ridurrà drasticamente il rischio di subire dei crimini ma, come si vedrà durante il corso, migliorerà anche la qualità della vita.
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