venerdì 4 luglio 2014

I moderni metodi di autodifesa.

Il S.I.A. è sistema di autodifesa “reality-based”, ovvero basato sulla realtà. Per questo motivo la sua filosofia, le sue tecniche e le sue strategie sono diverse dalle arti marziali tradizionali.
Con questo non voglio certo fare spacconate del tipo: «il mio kung-fu è meglio del tuo...» od altre scemenze simili ma puntualizzare, invece, la specializzazione, l'attualità e la scientificità dei moderni sistemi di autodifesa che affrontano il problema della violenza in maniera completa ed esauriente.

Dietro l'apparente semplicità di questi sistemi ci sono, in realtà, profondi studi statistici, medici, biomeccanici e psicologici, oltre che tecnici. Fra le altre cose, vengono presi in esame i vari tipi di aggressione, come nascono e come si sviluppano, i rituali che seguono e i messaggi corporei degli attori, la loro psicologia, ecc. Inoltre vengono studiate le tecniche per evitare, prevenire ed eventualmente gestire tutte le situazioni a rischio nonché le eventuali implicazioni psicologiche e persino quelle legali.

Nelle arti marziali ci si allena nelle tecniche e nel combattimento con i compagni di corso, ma ciò avviene in un ambiente sicuro e controllato. Di solito questo avviene dopo una seduta di esercizi di riscaldamento e quando siamo pronti l'istruttore da il via. Siamo sicuri che il nostro compagno rispetterà le regole, non eseguirà colpi scorretti (ad es. colpi sotto la cintura, dita negli occhi, ecc.) e che se cadiamo o siamo colpiti l'esercizio verrà interrotto, per darci la possibilità di riprenderci e rialzaci.
Ambedue gli atleti indossano delle protezioni (guantoni, paradenti, caschetti, parastinchi, ecc.) e il pavimento è pulito e “morbido”, per evitare incidenti in caso di cadute...
Evidentemente queste condizioni sono distanti anni luce da quelle di una vera aggressione. Prima di tutto questa avverrà quando meno ve l'aspettate: un attimo prima passeggiavate tranquilli pensando alle vostre faccende poi, d'improvviso, vi trovate investiti dalla violenza, dapprima verbale e poi fisica.
In secondo luogo l'aggressore userà ogni trucco, mezzo sleale e scorrettezza possibile per farvi del male. Non ci sarà un arbitro a “dare il via”, ma il cattivo vi colpirà all'improvviso, magari quando parlate o rispondete a una domanda che il furbacchione vi ha fatto col solo scopo di distrarvi.
In palestra nessuno si sognerebbe di spaccarvi una sedia sulla testa o tirarvi un portacenere in faccia. Nessuno vi colpirà in maniera selvaggia quando siete a terra e men che meno qualcuno userà “tecniche proibite” o vi attaccherà con l'aiuto di un complice. In strada, invece, tutto ciò è la norma.


Come potreste reagire quando venite assaliti all'uscita di un bancomat, di un ascensore o in un parcheggio? Come comportarsi quando entrate in un parcheggio sotterraneo e vedete un gruppetto di persone che bighellonano proprio dove dovete passare? Cosa fare quando, dopo un reciproco scambio di gestacci, l'automobilista davanti a voi vi blocca, scende e si dirige verso di voi con fare minaccioso? Cosa fare se vi accorgete che al centro commerciale qualcuno vi segue?
Nelle arti marziali tradizionali questi scenari reali non vengono nemmeno presi in considerazione, mentre i moderni sistemi insegnano non solo come comportarsi correttamente per tutelare la propria sicurezza, ma propongono anche dei “giochi di ruolo” specifici, cercando di coinvolgere emotivamente gli allievi ed allenarli, anche psicologicamente, ad affrontare tutte le possibili situazioni a rischio.
A un “profano” tutto ciò potrebbe sembrare complicato e difficile, mentre in realtà vengono insegnati principi, tecniche e tattiche “standard”, cioè adattabili ad ogni situazione.

Tutti possono imparare a difendersi in brevissimo tempo, indipendentemente dalla loro età, sesso, grado di allenamento e prestanza fisica. Il motto dei moderni “Combatives” è:

“Quello che impari stamattina, potrai applicarlo per difenderti già nel pomeriggio!”

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