lunedì 28 luglio 2014

Automobili ed autodifesa.

E' noto che il traffico automobilistico miete ogni anno migliaia di vittime solo in Italia. Se confrontiamo quante persone muoiono ogni anno nel nostro paese per incidenti stradali, con le persone che nello stesso periodo rimangono vittime di delitti, ci sarebbe da chiederci tutti per quale motivo rimaniamo così colpiti dal singolo omicidio, magari più clamoroso perché commesso dall'immigrato di turno, e rimaniamo indifferenti alla strage infinita che ogni giorno distrugge esistenze e famiglie intere.



Certamente una delle spiegazioni sta nella responsabilità dei mezzi di informazione nel creare clamore mediatico su fatti scelti con l'unico proposito di creare audience e non risposte socialmente utili: così il rumore orchestrato intorno alle bande di slavi dedite ai saccheggi in villa (qualche decina di casi in tutto) sembra coprire emergenze vere, quotidiane, fatte di migliaia di tragedie, dai costi sociali spaventosi, ma ai quali nessuno sembra potere o volere dare una soluzione.

Tornando a noi, e ricordando l'esempio degli incidenti stradali, se avessimo un minimo di coerenza, dovremmo andare nel panico ogni volta che entriamo in macchina, e non quando incontriamo qualcuno nell'androne buio sotto casa (il quale magari se ne sta andando tranquillo per i fatti suoi).
Invece avviene il contrario. Perché?

Uno dei motivi è certamente il suddetto imprinting mediatico nel nostro immaginario emotivo, ma ciò non basta a dare una risposta esauriente.

Quando guidiamo, siamo solitamente consapevoli dei pericoli che corriamo, ma questo non ci rende particolarmente ansiosi, invece camminare da soli in una via poco illuminata, ci crea spesso un po' di patema.
Un motivo c'è ed è nei termini della nostra capacità (percepita) o meno di far fronte ad un eventuale imprevisto.


Facciamo un paragone, anzi due.

Primo paragone .

  • Come si sente l'allievo medio di scuola guida quando per la prima volta alza il pedale della frizione e sente la macchina che si muove? 
  • Come si sente l'individuo medio quando, da solo in una via buia, viene avvicinato dal solito cristone rasato, zeppo di piercing, con una svastica tatuata sulla fronte, e con vistosa cicatrice sulla faccia?

Secondo paragone.
 
  • Come si sente lo stesso allievo, dopo due anni che ha conseguito la patente, guidando tranquillamente sulla stessa strada?
  • Come si sente l' individuo di prima, sopravvissuto al primo episodio, quando incontra un branco di ragazzotti, armati di mazze, chiaramente in cerca di qualcuno a cui fare la festa?

La risposta, nel caso del primo paragone, è che entrambi se la passano piuttosto male: l'adrenalina (un modo erudito per dire la semplice fifa!) si fa sentire in tutti i suoi effetti e, puntualmente, il primo dei due riuscirà a spegnere il motore con un brusco sobbalzo (mandando su tutte le furie l'istruttore), mentre il secondo balbetterà una risposta incoerente al sopravvenuto, che chiede semplicemente indicazioni, perché si è perso.

Nel caso del secondo paragone, invece, la risposta è che l'ex allievo se la passa ovviamente meglio di quell'altro signore un po' sfigato. Perché?
Forse l'ex allievo di scuola guida non corre pericoli? A volergliela tirare, potrebbe uscire da una traversa un TIR e stritolare auto e conducente...
Esagerato? A guardare i numeri degli incidenti in Italia non mi sembra per niente irreale!
D'altro canto, i ragazzi muniti di mazze forse stanno semplicemente recandosi a una partita di baseball e sono per questo un po' eccitati...

Lasciando da parte altre considerazioni, c'è un aspetto qualitativo a fare la differenza tra i due protagonisti: uno dei due, il guidatore, ha o ritiene di avere il controllo della situazione, il passante per strada, dal canto suo, proprio no.
 
Cosa significa avere il controllo della situazione?
Significa sapere dove si è e sapere cosa si deve fare in quel momento.

 
Chi guida l'auto sa di correre dei rischi, ma ha sviluppato conoscenze tecniche (la guida del mezzo), comportamentali (le norme del codice) e istintive (automatismi), che gli consentono di avere le reazioni giuste di fronte a qualsiasi evenienza (o quasi).
 
L'altro, invece, oltre a essere sfigato (il che rappresenta di per sé una colpa) non sa cosa ci fa lì, e non sa bene che cosa deve fare per togliersi dai guai.
 
A proposito, c'è un altro pericolo mortale per chi guida.
Non è la velocità, o l'ubriachezza, come i media e chi per loro si ostinano a ripetere, ma la distrazione, l'imperizia, la sottovalutazione del rischio.
 
Da qui la necessità per chiunque di avere sempre il giusto grado di attenzione e di valutazione di ciò che sta facendo. Ecco a cosa serve un corso di autodifesa!

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