martedì 22 luglio 2014

Predatori e prede.

Comportandosi da preda, si incita il predatore ad agire. 
[Vecchio proverbio siberiano]



La stragrande maggioranza delle aggressioni e degli episodi violenti in genere, è favorita e spesso provocata proprio dalle vittime, confermando la regola empirica ben nota negli ambienti dell'autodifesa e cioè:

se da un lato l'aggressore ha scelto la propria vittima, questa, dal canto suo, si è fatta scegliere!

Ci sono persone che attraversano da sole e spensieratamente i parchi di notte, magari con l'IPod che pompa nelle orecchie musica a tutto volume.
Ci sono donne che si avventurano sole solette in certi parcheggi deserti, sostando poi davanti alla macchina chiusa e frugando nella borsa, in modo inconcludente, alla ricerca delle chiavi.
Ci sono le coppiette che si appartano in certe viuzze da film horror, confidando nell'effimera protezione dei finestrini della loro auto. ..

Non basta, però, evitare questi comportamenti "sbarazzini", spesso la futura vittima non osserva il contesto e comunica con gli altri in modo inappropriato, con insistenze inutili o con recriminazioni capaci solo di innalzare la tensione, non accorgendosi del fatto che l'interlocutore sta diventando pericoloso come una bomba innescata.

È lo scenario, questo, di molte liti familiari o condominiali, laddove la conoscenza pregressa e la familiarità acquisita sembrano mettere in secondo piano il fatto che rabbia, frustrazione o interessi rappresentano pur sempre un movente capace di offuscare la coscienza e, specialmente a tavola davanti a un bicchiere di vino, di compromettere il già fragile autocontrollo.

È anche la scena degli automobilisti che si fermano a litigare per il parcheggio o la precedenza. L'impuntarsi, petulanti, sulle “questioni di principio”, il “dare lezioni”, il “fargliela vedere”, il “far valere i propri diritti”, il “lei non sa chi sono io” e tutti quegli impuntamenti dovuti a quel piccolo egoista, stupido e vanesio che c'è in tutti noi: l'ego.

La falsa sicurezza di vivere in una "società civile", unita alla sottovalutazione dell'altro, della situazione e del contesto, può giocare brutti scherzi. Questo dicono le cronache.

Scorrendo le esperienze e le testimonianze che ho raccolto, in tutti i casi che sono degenerati in aggressione la persona aggredita aveva commesso uno o più di questi errori: 

1) non aveva valutato correttamente il contesto o l'ambiente fisico in cui si trovava;
2) non aveva notato, oppure non aveva dato peso, ad alcuni elementi sospetti del comportamento del futuro aggressore;
3) si era lasciata coinvolgere in un gioco senza uscita fatto di accuse, recriminazioni e rivendicazioni;
4) aveva adottato atteggiamenti che hanno facilitato, o peggio invogliato, un soggetto determinato ad aggredire;
5) oppure, spesso, aveva "sapientemente miscelato" gli elementi precedenti ottenendo così un cocktail perfetto per diventare una vittima ideale.

A posteriori, la conclusione tratta da tutte le vittime è che "ci si è trovati nel posto sbagliato, al momento sbagliato e con la persona sbagliata" ma, in realtà, questa conclusione è totalmente sbagliata e fuorviante. Sono i nostri comportamenti, il nostro atteggiamento, il nostro modo di parlare e di guardare le persone, a predisporci alle altrui reazioni.

Saper fare la cosa giusta nel momento giusto è chiaramente l'elemento chiave di ogni forma di successo, così come della sopravvivenza.

Il punto è che, tranne pochi comportamenti innati, quasi tutto ciò che dobbiamo fare o dire per tutelare la nostra sicurezza deve essere in qualche modo appreso. Ne consegue, dunque, che tutti i comportamenti utili a tenerci fuori dai guai devono essere imparati.  QUESTA è la vera "autodifesa".

Quello che ci serve quindi è una vera e propria “Tecnica della Sicurezza” da cui scaturiscano comportamenti adeguati e l'incentivo a sviluppare certe capacità che da sole possono realmente aiutare la persona a salvaguardare se stessa. Tra queste, fondamentali sono:
  • la capacità di comunicare correttamente;
  • la capacità di osservare l'ambiente e le persone che ci stanno attorno;
  • la conoscenza di dove, come, quando e perché avvengono le aggressioni.
La vera prevenzione si attua da una parte imparando a mettersi in relazione con gli altri (eviterete così di cadere vittime di provocazioni o di essere voi stessi i provocatori del vostro aggressore), dall'altra evitando di mettersi in quelle condizioni di svantaggio che vengono sfruttate specialmente dai cosiddetti "criminali abituali" per scegliere le loro vittime.

L'aggressore cerca quasi sempre una vittima e non uno scontro leale, per questo la sorpresa e “l'ignoranza” sono i suoi principali alleati.

Prevenire significa saper "leggere" il contesto, la situazione e l'ambiente fisico, percependo il pericolo che può essere insito in loro e comportandosi di conseguenza. 

Molte volte, chi ha subito un’aggressione racconta di come gli eventi siano precipitati in modo rapido ed imprevedibile. .. In realtà, non è così: troppo spesso sono mancate delle chiavi di lettura in termini di attenzione al contesto e ai “messaggi” inviati dal futuro aggressore.

Conoscere queste chiavi di lettura, può fare la differenza tra il riuscire a risolvere un momento critico in modo incruento, secondo una logica preventiva, oppure essere coinvolti in un episodio di violenza.

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