Il Gutterfighting non è uno sport e non è fitness, ma uno strumento per salvarsi la vita. Tuttavia, attraverso il suo allenamento e la sua pratica è possibile raggiungere un'ottima forma fisica ed acquisire freddezza e coraggio.
Per praticare il Gutterfighting non è necessaria una palestra ma è possibile (e consigliabile) praticarlo all'aria aperta, meglio se in un prato o in un bosco, anche se in caso di brutto tempo è possibile praticarlo in qualsiasi luogo chiuso che sia abbastanza ampio. A questo scopo vanno bene il garage, la cantina, un magazzino, un capannone industriale dismesso o qualsiasi altro posto coperto. Il limite è dato solo dalla nostra fantasia.
Quando, del tutto casualmente, ho iniziato ad apprendere questo metodo, ci si esercitava dalle otto alle ventitré (solamente ad invito, un amico garantì per me) in una chiesetta sconsacrata. I compagni di allenamento erano quasi tutti militari o appartenenti alle forze dell'ordine. Oltre a me e al mio amico, c'erano 3 ufficiali e 5 sottufficiali degli alpini, 3 sottufficiali dei carabinieri, un capitano e due brigadieri della finanza e un altro personaggio di cui nessuno sapeva nulla, se non che era legato in qualche modo al Ministero degli Interni.
L'aspetto inquietante della chiesetta spoglia e diroccata, illuminata solamente da due fotoelettriche, le lunghe ombre dei praticanti e il silenzio quasi totale dei compagni di allenamento, contribuivano a creare un'atmosfera irreale; sembrava di essere in un romanzo di Dumàs!
Il corso era condotto da un capitano degli alpini, molto preparato e competente e tutti eravamo cintura nera in qualche arte marziale, quindi il lavoro era veloce e proficuo. Si sudava molto e si parlava pochissimo e durante le pause si prendevano fitti appunti su un block notes. Il corso, se così si può chiamare, durò all'incirca un mesetto e fu molto intenso poi, così come ci si era trovati, alla fine ci congedammo con una veloce stretta di mano e il gruppo si sciolse definitivamente. Non ho mai più rivisto o risentito i miei misteriosi compagni d'allenamento.
Fu un'esperienza inusuale e per molti versi strana, ma devo ammettere che, per quanto riguarda l'autodifesa, ho imparato di più in quel mese di pratica intensiva che in molti anni di arti marziali.
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Appunti presi dal mio primo corso di Gutterfighting, 1992. |
Il tipico “passo a goccia” del Gutterfighting (drop-step) è stato studiato per muoversi con stabilità e sicurezza su terra, prati, ghiaia, neve, fango, in mezzo a sassi o mattoni e su qualsiasi terreno sfavorevole. Ecco perché molti gruppi di appassionati, specialmente nelle città, preferiscono allenarsi in aree industriali dismesse.
Anche per l'abbigliamento è concessa la massima libertà. Niente tutine firmate e scarpette da tennis (anche se volendo si può comunque indossarle) e nemmeno divise sgargianti con dragoni e tigri dipinte, ma bastano dei normali pantaloni abbastanza larghi (anche da lavoro o la classica mimetica militare) e una T-shirt. Per le calzature si può usare di tutto, anche se la maggior parte dei praticanti utilizzano scarpe antinfortunistiche del tipo basso e leggero, per via del puntale in acciaio. Molto usati sono anche i classici anfibi militari... E con questo abbiamo quasi tutto, gli unici altri accessori sono i “pad” (dei cuscinetti imbottiti, sorretti da un compagno d'allenamento, che dobbiamo usare come bersagli dei nostri colpi) ed uno o più manichini. Questi ultimi devono essere rigorosamente auto costruiti e sono una specie di spaventapasseri imbottito, appeso a dei cordini agganciati in qualsiasi punto alto del luogo in cui ci si allena (il ramo di un albero, uno stipite, una trave, ecc...). Normalmente si prende una tuta da lavoro, di quelle di tipo intero usato dai meccanici e la si imbottisce con degli stracci, della gomma piuma o qualsiasi altro materiale morbido. Articolazioni e tronco sono fissate con dello scotch telato (tipo Saratoga o altri), mentre per la testa si utilizza un sacchetto, anch'esso ben imbottito e cucito sulla tuta. Per l'allenamento dei calci si useranno pali, pilastri, tubi verticali o il tronco di piccoli alberi.
Tipicamente, la prima lezione si svolge durante l'arco di una domenica pomeriggio, preferibilmente all'aria aperta, e consiste in un misto di teoria e pratica. La prima lezione è la più importante perché è qui che si imparano i principi tattici e teorici del metodo e si acquisiscono le prime tecniche.
Le altre tre lezioni che completano il Corso Base sono molto più orientate al lato pratico, alle tecniche vere e proprie e alla loro applicazione.
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